Per far crescere un bambino serve l’intero villaggio– Proverbio Africano

La mediazione (non) entra nel Tribunale – di Fulvio Scaparro

Vi proponiamo un articolo del nostro Direttore Scientifico uscito sul Corriere della Sera, sezione Milano di oggi Mercoledì 23 Maggio 2018

 

Leggo su un quotidiano: «La mediazione familiare “entra” in Tribunale» ma la creazione di uno sportello informativo per la cittadinanza non dovrebbe essere inteso come un ingresso della mediazione familiare in Tribunale. Per chi, come me, oltre 30 anni fa ha introdotto la pratica della mediazione familiare, l’autonomia rispetto all’iter giudiziario ne è caratteristica distintiva. Lo scrive un’autorevole magistrato, Gloria Servetti, già presidente di quella Sezione IX del Tribunale di Milano in cui tutt’oggi lavorano giudici competenti e sensibili nel regolare cause bellicose di separazione e divorzio: «La mediazione familiare si colloca nel sempre più ampio panorama degli interventi volti a un decentramento del conflitto rispetto alla sede propriamente giurisdizionale e rappresenta una modalità alternativa al percorso giudiziario o, per essere più precisi, una modalità alternativa di approccio alla vicenda giudiziaria». Per la stima che ho per questi magistrati e per molti avvocati e mediatori familiari che sostengono con buone ragioni la creazione di uno sportello informativo, ritengo che nessuno di loro voglia fare «entrare in Tribunale» la mediazione familiare. Sanno bene, infatti che, sia essa proposta dal magistrato, dai legali o da qualunque altra fonte, funziona se non è vista dai genitori come parte dell’iter giudiziario. Chi si avvia in un percorso di mediazione deve poter contare, oltre che sui propri legali, su mediatori ben formati, rispettosi della legge ma autonomi. Questo implica che il mediatore crei con i genitori un clima di fiducia osservando una totale riservatezza e non facendo relazioni a chicchessia su quanto avviene in mediazione, inviti i genitori a consultarsi con i loro legali mentre procede la mediazione, accetti che, non essendo obbligatoria, possa essere interrotta senza conseguenze negative. Quello della mediazione deve rimanere uno spazio sicuro in cui i genitori possano dialogare con l’aiuto di un mediatore che svolge funzioni di facilitatore della negoziazione. L’obiettivo è il ripristino della comune responsabilità genitoriale con accordi che grazie agli avvocati troveranno una corretta veste legale. In caso di fallimento della mediazione, il Tribunale, che avrà già disposto provvedimenti provvisori prima dell’avvio della mediazione, dovrà intervenire, ma in nessun modo l’andamento della mediazione interferirà con l’iter giudiziario.

Fulvio Scaparro



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