A proposito del bimbo di Pisa strappato a forza dalla casa materna per essere consegnato al padre
Quando, quasi dieci anni fa, un episodio simile fu mandato in onda nel corso di un programma televisivo, lo scandalo nell’opinione pubblica fu enorme. Per quanto si dica da sempre che è utile che gli scandali avvengano perché così si scoperchiano le magagne e si corre ai ripari, le cose purtroppo non vanno così, Gettato il sasso nello stagno, l’acqua torna presto immobile come prima o, se preferite altre metafore, si butta lo sporco sotto il tappeto e, se viene scoperto, parte lo scaricabarile tra chi doveva far pulizia e non l’ha fatta.
All’epoca dell’episodio scandaloso, dissi e scrissi che mi meravigliavo della meraviglia di chi restava sconvolto da quel video. Chi conosce la situazione di molte separazioni altamente conflittuali e delle guerre familiari che ne scaturiscono, sa benissimo che mentre state leggendo queste parole numerosi altri bambini stanno subendo un trattamento simile, forse non così spettacolare, ma non meno devastante.
Il grande pubblico non sa oppure sa, si turba, si scandalizza ma dimentica rapidamente. Sono grato a quella piccola parte non scandalistica della stampa che, sapendo che purtroppo situazioni di questo genere sono frequenti ma passano inosservate, indaga, denuncia, tiene desta l’attenzione con inchieste e interviste raccolte tra esperti dell’età evolutiva, mediatori familiari, avvocati, magistrati, forze dell’ordine, operatori dei servizi.
Ci accorgeremo che i “cattivi” non sono i poliziotti, i giudici, gli assistenti sociali ma lo diventano se accettano di essere pedine o, meglio, marionette di un sistema lontano anni luce dalla sensibilità che è necessaria ogni volta che si vogliono proteggere gli interessi dei bambini e delle bambine. In un sistema giuridico che si rifà alla sapienza dell’antica Roma le massime latine abbondano ma non c’è posto per quella di Giovenale maxima debetur puero reverentia, al bambino è dovuto il massimo rispetto. Legge e diritto devono umanizzarsi e avvicinarsi a quei cittadini che dicono di volere proteggere. Chi protegge i bambini se i genitori sono tra loro in guerra? La polizia e i carabinieri sono la risposta solo se i piccoli sono fisicamente in pericolo. Per tutto il resto, le misure di intervento devono tenere conto dei bisogni e della delicatezza delle condizioni psicologiche di ogni bambina e bambino.
So per certo che le forze dell’ordine non provano alcun piacere nel compiere interventi di forza nelle famiglie. E’ altamente disturbante essere i protagonisti di simili scene. Sono anche loro madri e padri. Purtroppo, a volte, vengono mandati quando, si dice, è stato provato di tutto. Su questo “di tutto” c’è da indagare. Va ricordato, comunque, che le forze dell’ordine hanno formato del personale specializzato che svolge questo lavoro con competenza e nella forma meno clamorosa possibile. Si cerca così di evitare di far diventare “brutto spettacolo” una situazione già di per sé orribile: quella delle lotte accanite e dei rancori tra genitori.
Torniamo a quello che deve essere il centro del nostro interesse: la protezione delle persone di minore età. Ennesime scene violente come quelle di cui oggi parliamo, sono vissute da molti bambini anche senza la presenza dei carabinieri o della polizia. Conosco tante storie di bambini coinvolti in vere e proprie lotte verbali e fisiche tra i genitori in casa e fuori, a feste e comunioni… In un clima avvelenato e violento il bambino soffre e subisce gravi danni psichici e fisici.
Se non si riesce più a convivere come coniugi o conviventi, da separati si mantenga almeno la comune responsabilità genitoriale. i genitori a evitare la guerra. L’angoscia più grande per ogni figlio e figlia è provocata dall’assistere assistere a violenze verbali e fisiche tra coloro in cui dovrebbero avere la massima fiducia.
Non trovo quindi alcuna giustificazione nell’esecuzione forzata di ordini con la giustificazione della protezione del bambino a meno che, ripeto, non sia a rischio la sua incolumità fisica. La sua incolumità psichica è invece davvero a rischio per certi interventi dalle tinte drammatiche e spettacolari.
Possiamo dire che la polizia si poteva risparmiare azioni come quella che sto commentando ma non bisogna dimenticare che qualcuno li ha autorizzati e questo qualcuno ci dirà che si è mosso secondo le norme vigenti e non poteva fare altrimenti. Man mano che ci allontaniamo dalla drammatica scena di un bambino portato via a forza, l’atmosfera si raffredda sempre più fino ad arrivare all’algido finale: dura lex sed lex. A questo punto quando un provvedimento è così controproducente per il cittadino che si vuole proteggere non ci resta che rifiutarci di eseguirlo o accettare perché il dovere è dovere.
Il problema è che c’è un clima davvero poco collaborativo tra le persone che si occupano dei conflitti familiari. Bisogna pacificare il percorso della separazione tra genitori. Il legislatore deve mettere i magistrati nella condizione di evitare e non tollerare questa escalation di conflitti, mettere al centro i bisogni e gli interessi dei figli e delle figlie e far sì che si possa cercare la via più semplice per arrivare ad accordi equi. Se è vero che la pace è l’interesse principale di ogni bambino per crescere sano e sereno nei limiti del possibile, comportiamoci di conseguenza.
Fulvio Scaparro